lunedì 10 settembre 2012

Stress e PNEI

Quante volte, durante l’arco della giornata, pronunciamo o sentiamo pronunciare la parola STRESS?
Ma cos’è esattamente lo stress e come influenza noi e i nostri animali?


Il termine stress venne introdotto all’inizio del ventesimo secolo da Walter Cannon e letteralmente significa SFORZO. Si potrebbe quindi trattare di una reazione di allarme che l’organismo attua per reagire ad uno stimolo esterno. Durante la presenza di agenti stressanti, fu inizialmente riscontrato che le reazioni biologiche attivate dall’organismo erano le medesime, indipendentemente dal tipo di stressor: aumento della produzione dell’ormone cortisolo, maggiore vulnerabilità alle infezioni, comparsa di ulcere gastriche. Si concluse, grazie al lavoro di Selye, che indipendentemente dal tipo di stressor e quindi in modo non specifico, si otteneva l’attivazione di un asse vitale legato a due ghiandole endocrine (ipofisi e surrene), capace di produrre un complesso di sintomi e modificazioni organiche definite come SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO. Lo stress quindi è un adattamento dell’organismo al cambiamento della sua omeostasi interna prodotta da un agente stressante.
Finchè lo stress rimane in fase iniziale, le risposte biologiche hanno ruolo adattativo; ad esempio, durante l’acquisizione attiva del cibo e la ricerca del partner sessuale, viene prodotto l’ormone ACTH e vi è un aumento dei glucocorticoidi, tra cui il cortisolo. Si parla di STRESS POSITIVO.
Quando però gli stressor cambiano (non essendo più adattativi) e le condizioni esterne permangono fino a trasformare lo stress da ACUTO in CRONICO, si iniziano ad avere ripercussioni a livello fisico e psicologico: ulcere gastriche, abbassamento delle difese immunitarie, problemi riproduttivi, perdita di peso, alterazione dei segnali di comunicazione e delle capacità di memorizzazione. Siamo in presenza di STRESS NEGATIVO.

Quando ci troviamo di fronte a un animale che presenta problemi a livello gastrointestinale (ulcere, coliche, infiammazioni), a livello epidermico (psoriasi, dermatiti, micosi), a livello alimentare (anoressia, bulimia, intolleranze) oppure a livello comportamentale (stereotipie, depressione, ansia), è necessario interrogarsi sulle cause che conducono al disagio fisico/emotivo e non semplicemente, come spesso succede, ricorrere ad una terapia farmaceutica, che blocca il sintomo ma non indaga sull’origine che lo ha provocato.

Adottando un approccio olistico, ci si può indirizzare verso la PNEI, la psiconeuroendocrinoimmunologia, nuova branchia della medicina che intende l’individuo non come singoli organi e tessuti indipendenti, bensì come una macchina incredibile in cui ogni parte collabora al raggiungimento di un equilibrio. Le terapie che seguono il modello PNEI prevedono non soltanto l'utilizzo di farmaci (naturali e di sintesi), ma guardano anche all'alimentazione, ad attività specifiche antistress e a migliorare la qualità di vita dell'individuo. Negli animali domestici e in quelli in cattività è stato riscontrato che una dieta naturale, un arricchimento ambientale, delle attività ludiche - che stimolino i centri nervosi e permettano la produzione di neurotrasmettitori quali dopamina e serotonina (responsabili del "buonumore") - comportano un aumento del benessere psico-fisico dell'animale.



Kiki, purosangue con un probabile passato di corse alle spalle, e un presente di vita da maneggio e scuola per principianti, soffriva di alopecia da stress, ripetute coliche intestinali e vari disturbi comportamentali.
In seguito ad un programma comportamentale coadiuvato  dall'utilizzo di floriterapia, Kiki ha avuto evidenti miglioramenti. 

Teddy, lasciato chiuso in un box senza cibo per diversi giorni consecutivi e per due volte nella sua vita, (pur vivendo adesso nella condizione il più naturale possibile), presenta il tipico ticchio d'appoggio, in cui il cavallo mordendo la staccionata ingoia aria. Le stereotipie insorgono specialmente quando i cavalli vivono isolati e non hanno libertà di movimento: sono uno dei principali indici di stress. Il ticchio in questo cavallo è talmente radicato che è impossibile da curare.



Parlerò più approfonditamente di PNEI. Rispetto al campo medico umano in cui inizia a diffondersi, in ambito veterinario è ancora praticamente sconosciuta.
Sono convinta sia un passaggio obbligato se desideriamo condividere le nostre vite bipedi con quelle a quattro zampe!


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