sabato 29 dicembre 2012

IL GUINZAGLIO: strumento di CONTROLLO o di CONNESSIONE?

Durante una passeggiata con Johanna, in cui Lei correva spensierata dietro agli odori del bosco ed io me la prendevo molto sul personale riguardo al fatto che non venissi calcolata, mi sono fermata e qualcosa dentro di me è cambiato. Mi sono resa conto. Qualcosa si è acceso.
Cosa c'è di così importante per Lei che la fa correre come una matta? Come posso aiutarla nell'andare più con calma, nell'ascoltarmi, nel sentirmi INSIEME a Lei in questa incredibile esperienza?

venerdì 21 dicembre 2012

21 DICEMBRE 2012

Un giorno speciale.
Decido che è a contatto con natura che voglio stare, profondamente connessa a quello che di più forte sento. Il mondo è ancora qui, siamo ancora tutti qui. Eppure si è concluso qualcosa, qualcosa di nuovo è iniziato.












Camminiamo sulla cresta di montagne che cadono nel lago, a picco. So dove voglio andare. C'è un faggio antico e imponente. Lo ricordo, sono passata molte volte ed è un luogo speciale. Tutt'intorno montagne bianche, con noi solo il rumore delle scarpe che affondano nella neve, quel crepitio che poi sprofonda, dapprima suono acuto e poi attutito. Johanna cerca di galleggiare, saltella ridicolmente nelle impronte tracciate da altri.









Arriviamo. Il faggio è immenso. E' scavato all'interno, mi accoglie, mi permette di salire, mi arrampico sul suo tronco e mi siedo, accolta tra i suoi rami. Ascolto. Chiudo gli occhi.








Le verità arrivano.
Una verità è che tutti noi siamo parte integrante dell'universo. Siamo connessi l'uno all'altro da forze invisibili. Siamo parte di natura e abbiamo il diritto di ascoltare, rispettare, entrare in contatto, amare.
Il faggio era con me, la neve e gli altri faggi più piccoli, gli uccelli. Johanna era con me. Io ascolto e gli altri ascoltano. Io sento e ci sentiamo vicendevolmente. 
Lo auguro a tutti.

domenica 9 dicembre 2012

Ho CREDUTO DI AVER perso Johanna

Nel bosco, Johanna è sparita per venti minuti. Forse di più o forse di meno. Ma poco importa. L'importanza risiede nelle emozioni che si provano in quegli istanti infiniti. 
Non tornava al mio richiamo. Forse persa dietro a qualche traccia selvatica. 
Ecco quello che è successo.

venerdì 7 dicembre 2012

'SE NIENTE IMPORTA Perchè mangiamo gli animali?' di Jonathan Safran Foer


SE NIENTE IMPORTA 
Perchè mangiamo gli animali?
di Jonathan Safran Foer


II parte

Le nostre decisioni sul cibo sono complicate dal fatto che non mangiamo in solitudine. La compagnia a tavola crea legami sociali fin da quando le testimonianze archeologiche ci permettono di sbirciare. Cibo, famiglia e memoria hanno un nesso primordiale. Non ci limitiamo a nutrirci ma siamo animali mangianti. ... Per ricordare gli animali e l'importanza che ha per me il loro benessere forse devo perdere alcuni gusti e trovare altri appigli per i ricordi che un tempo mi aiutavano a conservare.
Adoro il sushi, adoro il pollo fritto, adoro una buona bistecca. Ma la mia adorazione ha un limite.
Aggiungere un altro livello di intenzionalità è stato un arricchimento. Sono assolutamente favorevole a far scendere la tradizione a un compromesso per una buona causa, ma forse in queste situazioni la tradizione, più che compromettersi, si realizza appieno.

Dalla deposizione di un'allevatrice vegetariana:
Oltretutto il mondo non ha nessun bisogno di produrre tutti gli animali che attualmente produce. L'allevamento intensivo non è nato e non è progredito perchè c'era il bisogno di produrre più cibo - di "nutrire gli affamati" -, ma per produrlo in modo che fosse redditizio per le grandi aziende agroalimentari. L'allevamento intensivo è solo una questione di soldi. Questa è la ragione per cui sta fallendo e non funzionerà sul lungo periodo: ha generato un'industria alimentare la cui preoccupazione primaria non è nutrire la gente. Qualcuno ha davvero il dubbio che le grandi aziende che controllano la stragrande maggioranza della zootecnia americana non lo facciano per il profitto? Per la maggior parte delle industrie è una forza propulsiva perfettamente positiva. Ma quando la merce sono gli animali, le aziende sono la terra stessa e i prodotti sono destinati al consumo fisico, la posta in gioco non è la stessa e la mentalità non può essere la stessa. Sviluppare animali fisicamente incapaci di riprodursi non ha senso se vuoi nutrire le persone, ma è perfettamente logico se la tua preoccupazione principale è fare soldi. ... Gli animali allevati al pascolo fanno una vita migliore e sono più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Dalla deposizione di un membro della PETA:
Prova a produrre questo esperimento mentale: tu castreresti gli animali senza anestesia? Li marchieresti? Li sgozzeresti? Prova a guardare  queste operazioni ( "Meet your Meat" ...). La maggior parte delle persone non farebbe quelle cose. La maggior parte di noi non vuole neppure guardarle. Quindi che integrità di fondo c'è nel pagare altri per farle al posto tuo? Si appalta la crudeltà verso gli animali e si appalta la loro uccisione, e per che cosa? Un prodotto di cui nessuno ha bisogno: la carne.

Non c'è dubbio che siano conclusioni diverse sul mondo in cui viviamo e sul cibo che dovremmo trovare nei nostri piatti, ma quanto contano queste diversità? L'idea di un sistema agricolo giusto radicato nelle migliori tradizioni del benessere degli animali e l'idea di un sistema agricolo vegetariano radicato nell'etica dei diritti degli aniamli sono entrambe strategie per ridurre(mai per eliminare) la violenza insita nell'essere vivi. ... Riflettono intuizioni diverse sulla ntura umana, ma si appellano entrambe alla compassione e alla prudenza.


Si scopre che un impianto di macellazione su quattro non riesce a rendere incoscienti i bovini al primo colpo.

In una dichiarazione giurata, un addetto spiegava: "Ho visto migliaia e migliaia di bovini andare vivi al processo di macellazione. ... Possono viaggiare lungo la linea per sette minuti ed essere ancora vivi. Io ero allo scuoiamento del fianco, ed erano ancora vivi. Lì si strappa via tutta la pelle dal collo in giù". E quando le lamentele dei lavoratori trovano ascolto, spesso segue il licenziamento.

Quanto dev'essere distruttiva una preferenza culinaria prima di decidere di mangiare qualcos'altro? Se contribuire alle sofferenze di miliardi di animali che vivono vite raccapriccianti e (spessissimo) muoiono in modi altrettanto raccapriccianti non è motivo d'ispirazione, che cosa può esserlo? Se contribuire al massimo grado alla minaccia più seria che il pianeta deve affrontare (il riscaldamento globale) non è sufficiente, che cosa lo è? E se hai la tentazione di mettere a tacere questi tarli della coscienza dicendo "non ora", allora "quando"?


Per alcuni, scegliere di evitare i prodotti provenienti da allevamenti intensivi sarà facile. Per altri sarà una decisione diffile. Per chi la ritiene una decisione difficile (mi sarei annoverato tra questi), la domanda decisiva è se ne valga la pena. Sappiamo che, perlomeno, questa scelta aiuterà a prevenire la deforestazione, a contenere il risaldamento globale, ridurre l'inquinamento, preservare le riserve petrolifere, attenuare la pressione sull'America rurale, diminuire gli abusi sui diritti umani, migliorare la salute pubblica, e contribuire a eliminare i maltrattamenti sugli animali più sistematici nella storia mondiale. Quello che non sappiamo potrebe essere però altrettanto importante. Come cambierebbe noi una scelta simile?


Secondo me:

Un libro crudo, che schiaccia negli occhi del lettore la verità degli allevamenti intensivi. Colpisce al cuore. Credevo di sapere tutto ormai sull'argomento, essendo andata di persona a visitare allevamenti e mattatoi; non era così. Con questo libro, che è allo stesso tempo libro d'inchiesta, romanzo e testimonianza diretta, l'autore crea spazio per aumentare la consapevolezza, fa riflettere sul significato più vero del cibo, sulle radici più profonde che esso rappresenta. 
Lo consiglio a chiunque, dal carnivoro più accanito al vegano estremista.

mercoledì 5 dicembre 2012

'SE NIENTE IMPORTA Perchè mangiamo gli animali?' di Jonathan Safran Foer

SE NIENTE IMPORTA 
Perchè mangiamo gli animali?
di Jonathan Safran Foer


I parte

Foer racconta storie, partendo da quella di sua nonna, una donna ebraica che durante la seconda guerra mondiale si trovava in Europa. Mi ammalavo sempre più a forza di non mangiare. Non era un granchè mangiare dai bidoni della spazzatura. Mangiavo quello che gli altri non erano disposti a mangiare. ... Se ti adattavi potevi sopravvivere. Io prendevo tutto quello che riuscivo a trovare. Mangiavo cose che non ti direi mai. Ma quando un contadino russo le offerse della carne di maiale e lei rifiutò, Foer le chiede:
Non lo mangiasti? Perchè? Perchè non era kosher?
Certo.
Ma neppure per salvarti la vita?
Se niente importa, non c’è niente da salvare.

C'è la storia del suo cane George. Perché non ci verrebbe mai in mente di mangiare un cane? I cani sono degli animali intelligenti e sensibili, ma non più dei maiali, che invece mangiamo con la coscienza pulita. E' quindi solo una questione culturale?
I francesi, che amano i loro cani, a volte mangiano i cavalli.
Gli spagnoli che amano i loro cavalli, a volte mangiano le mucche.
Gli indiani che amano le loro mucche, a volte mangiano i cani.

E' antropomorfismo provare a immaginarsi dentro la gabbia di un animale d'allevamento? E' antropodiniego non farlo? Una gabbia per galline ovaiole concede in genere a ogni animale una superficie all'incirca di quattro decimetri quadrati: uno spazio grande poco meno di un foglio A4. Le gabbie sono accatastate in pile da tre a nove - il Giappone detiene il record d'altezza per le gabbie di batteria, con pile di diciotto gabbie - in capannoni privi di finestre. ...
Non tutti i polli devono sopportare le gabbie di batteria. Sotto quest'unico aspetto, si potrebbe dire che i broiler - i polli da carne (contrapposti alle ovaiole che depongono le uova)- sono fortunati: possono arrivare ad avere anche nove decimetri quadrati.
Li chiamiamo sempre polli e galline, ma hanno corpi e metabolismi diversi, progettati per "funzioni" diverse. ... Una volta i polli avevano un'aspettativa di vita di 15-20 anni, oggi di regola i broiler vengono macellati verso le sei settimane. Il loro tasso di crescita è aumentato all'incirca del quattrocento per cento.
Che cosa ne è di tutti i pulcini maschi delle galline ovaiole?...Tutti i pulcini maschi delle ovaiole - metà di pulcini di gallina ovaiola che nascono negli Stati Uniti; più di duecentocinquanta milioni di pulcini all'anno - vengono distrutti. ... risucchiati da una serie di condutture per finire su una piastra elettrificata. ... gettati in contenitori di plastica ... calpestati e spinti sul fondo dove soffocano ... altri finiscono triturati vivi (immagina un truciolatore pieno di pulcini).

PREDE ACCESSORIE

...creatura marina catturata per sbaglio...PER OGNI CHILO DI GAMBERETTI SONO STATI UCCISI E RIBUTTATI IN MARE 24 KG DI ALTRI ANIMALI MARINI.
Immagina che ti servano un piatto di sushi. Ma che contenga anche tutti gli animali che sono stati uccisi per servirti quel sushi. Forse ci vorrebbe un piatto di un metro e mezzo di diametro.

Oggi vediamo così di rado animali d'allevamento che diventa facile dimenticarsi di tutto questo. Le generazioni passate avevano più familiarità di noi sia con l'indole di quegli animali sia con la violenza che subivano. Sapevano che i maiali sono giocherelloni, intelligenti e curiosi (noi diremmo <<come i cani>>) e che hanno rapporti sociali articolati (noi diremmo <<come i primati>>).  Il problema che il consumo di carne pone è diventato astratto: non esiste il singolo animale, non esiste quello specifico sguardo gioioso o sofferente, quello scodinzolio o quel grido. ... La crudeltà preferisce l'astrazione.

Dalla deposizione di un allevatore di polli e tacchini non intensivo: Dico sempre alla gente di andare a vedere un allevamento industriale di tacchini. Non hai neppure bisogno di entrarci. Senti l'odore prima ancora di arrivarci. Ma la gente non vuole sentire queste cose. Non vuole sapere che queste grosse industrie hanno gli inceneritori per bruciare i tacchini che muoiono ogni giorno. ... Perchè interi stock di tacchini industriali muoiono di colpo? E che succede alla gente che li mangia? Proprio l'altro giorno, uno dei pediatri della zona mi raccontava che oggi vede ogni genere di malattie che una volta non vedeva. Non solo il diabete giovanile, ma malattie infiammatorie e autoimmuni che un sacco di medici non sanno neppure come chiamare. Le ragazze raggiungono la pubertà molto prima, e i bimbi sono allergici praticamente a tutto, e l'asma è fuori controllo. Lo sanno tutti che è quello che mangiamo. Manipoliamo i geni di questi animali e poi gli diamo gli ormoni della crescita e ogni genere di farmaci di cui non sappiamo abbastanza. E poi ce li mangiamo. ... Non è strano quanto si arrabbi la gente per qualche giocatore di baseball che prende gli ormoni della crescita, quando facciamo queste cose agli animali che mangiamo e poi li diamo ai nostri figli? ... La gente si concentra su quell'ultimo secondo della morte. Io voglio che si concentrino sull'intera vita dell'animale. Se dovessi scegliere sapendo che alla fine mi taglieranno la gola, cosa che potrebbe durare tre minuti, ma che prima devo vivere sei settimane di sofferenze, probabilmente chiederei che quel taglio della gola avvenisse sei settimane prima. ... Se fosse tuo figlio vorresti che soffrisse tre anni, tre mesi, tre settimane, tre ore, tre minuti? Un pulcino non è un neonato, ma soffre. Io non ho mai incontrato nessuno nell'industria che dubiti che gli animali sentano dolore. E allora quanta sofferenza è accettabile? Quanta sofferenza sei disposto a tollerare per il tuo cibo?

A conclusioni simili è giunto il Council for Agricultural Science and Technology, ... allevare uccelli geneticamente uniformi e a rischio di malattie nelle condizioni di sovraffollamento, stress, contaminazione da feci e illuminazione artificiale degli allevamenti intensivi favorisce la proliferazione e la mutazione di microrganismi patogeni. Il <<costo dell'aumento di efficienza>> è un aumento dei rischi globali di malattie. Non abbiamo scelta: o il pollo a basso costo o la salute.