Vi
siete mai chiesti perché, in seguito a una richiesta o a un esercizio, una
volta che il cavallo è fermo e ha il tempo di rilassarsi, comincia a masticare,
a leccarsi, ad abbassare la testa?
Lungo
il percorso che mi ha vista crescere insieme ai cavalli, la spiegazione di
questo comportamento è sempre stata: IL CAVALLO MASTICA MENTRE PENSA ALLA
RICHIESTA CHE GLI E’ APPENA STATA FATTA E LA ELABORA. La stessa risposta per
l’abbassamento della testa: HA CAPITO LA RICHIESTA E SI SOTTOMETTE. Ho trovato
la medesima motivazione di tale comportamento in molti libri e l’ho sentita esprimere
da persone con una grande esperienza di cavalli, i cosiddetti natural
horsemanship.
Quando
però mi avvicino ai cavalli, quando provo ad ascoltarli, a capire cosa davvero
hanno da dire, mi rendo conto che la verità è diversa.
Gli
studi sulla fisiologia delle emozioni mi portano ad affermare che comportamenti
quali l’abbassare la testa, il masticare, lo sbattere delle palpebre dopo un
esercizio o una nostra richiesta sono risposte automatiche del sistema nervoso,
quando sta avvenendo un passaggio dal sistema simpatico al parasimpatico. Il
sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico fanno parte del sistema
nervoso autonomo, ossia quella parte di sistema nervoso che controlla le
funzioni vegetative o involontarie. Le due parti svolgono funzioni che si
bilanciano, portando ad una situazione di omeostasi. Il sistema simpatico è
coinvolto nelle situazioni di attacco, fuga e in tutti i casi che conducono ad
uno stato di eccitamento mentre il parasimpatico si attiva per riportare il
sistema al suo stato di quiete, di rilassamento e prepara l’organismo alla digestione. Ecco
perché, in seguito ad uno stato di agitazione, osserveremo l’abbassamento della
testa, posizione atta al foraggiamento, e l’aumento della salivazione, con
conseguente masticazione.
Questi
comportamenti sono stati identificati in cavalli sia in condizioni selvatiche che
in condizioni domestiche, quando ci sono stati di allerta o di tensione. Un
cavallo spaventato, che, terminato lo stato di allarme, si rilassa, inizierà ad
abbassare la testa, muoverà le labbra cominciando a masticare e probabilmente
emetterà lunghi sospiri. Le risposte fisiologiche messe in atto sono
adattative, al fine di far fronte allo stress e riportare in equilibrio i
livelli interni (battito cardiaco, pressione sanguigna, salivazione,
respirazione). Le stesse risposte nell’uomo sono documentate e descritte: basti
pensare alle reazioni automatiche che manifestiamo quali profondi sospiri,
sbadigli, battito delle ciglia,…in seguito a forti emozioni (di paura, ansia e
agitazione). E’possibile definire questi comportamenti con il termine (già
ampiamente utilizzato in ambito cinofilo) di segnali calmanti? Io penso di si.
Quando
ci troviamo di fronte ad un cavallo che viene fatto fermare dopo aver eseguito
un esercizio impegnativo o dopo essere stato lavorato in tondino o alla corda,
e inizia a masticare, a rilassarsi e ad abbassare la testa, è forse il caso di
chiedersi se sia più plausibile la spiegazione che il cavallo stia pensando e
assimilando l’esercizio richiesto e che si stia sottomettendo, oppure la
spiegazione fornita dall’analisi fisiologica e comportamentale,
scientificamente dimostrata. Nel momento in cui al cavallo viene richiesto di
fermarsi dopo essere stato costretto a correre in un tondino, in seguito ad uno
sforzo o ad una qualsiasi pressione (il cosiddetto rinforzo negativo), è molto
probabile che per tornare al suo stato interno di equilibrio e di calma,
metterà in atto tutti quei comportamenti automatici che proprio al fine di un
adattamento evolutivo sono stati selezionati.
Credo
che con l’utilizzo di un approccio all’animale che tenga in considerazione ogni
aspetto, dal lato emozionale a quello fisiologico e cognitivo, sia possibile
una reale comunicazione.
Abbiamo
a disposizione nuovi approcci che sfruttino questi
comportamenti già scritti all’interno di ogni individuo e possiamo utilizzarli
al fine di un miglioramento e di una crescita sempre continua.
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