venerdì 7 dicembre 2012

'SE NIENTE IMPORTA Perchè mangiamo gli animali?' di Jonathan Safran Foer


SE NIENTE IMPORTA 
Perchè mangiamo gli animali?
di Jonathan Safran Foer


II parte

Le nostre decisioni sul cibo sono complicate dal fatto che non mangiamo in solitudine. La compagnia a tavola crea legami sociali fin da quando le testimonianze archeologiche ci permettono di sbirciare. Cibo, famiglia e memoria hanno un nesso primordiale. Non ci limitiamo a nutrirci ma siamo animali mangianti. ... Per ricordare gli animali e l'importanza che ha per me il loro benessere forse devo perdere alcuni gusti e trovare altri appigli per i ricordi che un tempo mi aiutavano a conservare.
Adoro il sushi, adoro il pollo fritto, adoro una buona bistecca. Ma la mia adorazione ha un limite.
Aggiungere un altro livello di intenzionalità è stato un arricchimento. Sono assolutamente favorevole a far scendere la tradizione a un compromesso per una buona causa, ma forse in queste situazioni la tradizione, più che compromettersi, si realizza appieno.

Dalla deposizione di un'allevatrice vegetariana:
Oltretutto il mondo non ha nessun bisogno di produrre tutti gli animali che attualmente produce. L'allevamento intensivo non è nato e non è progredito perchè c'era il bisogno di produrre più cibo - di "nutrire gli affamati" -, ma per produrlo in modo che fosse redditizio per le grandi aziende agroalimentari. L'allevamento intensivo è solo una questione di soldi. Questa è la ragione per cui sta fallendo e non funzionerà sul lungo periodo: ha generato un'industria alimentare la cui preoccupazione primaria non è nutrire la gente. Qualcuno ha davvero il dubbio che le grandi aziende che controllano la stragrande maggioranza della zootecnia americana non lo facciano per il profitto? Per la maggior parte delle industrie è una forza propulsiva perfettamente positiva. Ma quando la merce sono gli animali, le aziende sono la terra stessa e i prodotti sono destinati al consumo fisico, la posta in gioco non è la stessa e la mentalità non può essere la stessa. Sviluppare animali fisicamente incapaci di riprodursi non ha senso se vuoi nutrire le persone, ma è perfettamente logico se la tua preoccupazione principale è fare soldi. ... Gli animali allevati al pascolo fanno una vita migliore e sono più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Dalla deposizione di un membro della PETA:
Prova a produrre questo esperimento mentale: tu castreresti gli animali senza anestesia? Li marchieresti? Li sgozzeresti? Prova a guardare  queste operazioni ( "Meet your Meat" ...). La maggior parte delle persone non farebbe quelle cose. La maggior parte di noi non vuole neppure guardarle. Quindi che integrità di fondo c'è nel pagare altri per farle al posto tuo? Si appalta la crudeltà verso gli animali e si appalta la loro uccisione, e per che cosa? Un prodotto di cui nessuno ha bisogno: la carne.

Non c'è dubbio che siano conclusioni diverse sul mondo in cui viviamo e sul cibo che dovremmo trovare nei nostri piatti, ma quanto contano queste diversità? L'idea di un sistema agricolo giusto radicato nelle migliori tradizioni del benessere degli animali e l'idea di un sistema agricolo vegetariano radicato nell'etica dei diritti degli aniamli sono entrambe strategie per ridurre(mai per eliminare) la violenza insita nell'essere vivi. ... Riflettono intuizioni diverse sulla ntura umana, ma si appellano entrambe alla compassione e alla prudenza.


Si scopre che un impianto di macellazione su quattro non riesce a rendere incoscienti i bovini al primo colpo.

In una dichiarazione giurata, un addetto spiegava: "Ho visto migliaia e migliaia di bovini andare vivi al processo di macellazione. ... Possono viaggiare lungo la linea per sette minuti ed essere ancora vivi. Io ero allo scuoiamento del fianco, ed erano ancora vivi. Lì si strappa via tutta la pelle dal collo in giù". E quando le lamentele dei lavoratori trovano ascolto, spesso segue il licenziamento.

Quanto dev'essere distruttiva una preferenza culinaria prima di decidere di mangiare qualcos'altro? Se contribuire alle sofferenze di miliardi di animali che vivono vite raccapriccianti e (spessissimo) muoiono in modi altrettanto raccapriccianti non è motivo d'ispirazione, che cosa può esserlo? Se contribuire al massimo grado alla minaccia più seria che il pianeta deve affrontare (il riscaldamento globale) non è sufficiente, che cosa lo è? E se hai la tentazione di mettere a tacere questi tarli della coscienza dicendo "non ora", allora "quando"?


Per alcuni, scegliere di evitare i prodotti provenienti da allevamenti intensivi sarà facile. Per altri sarà una decisione diffile. Per chi la ritiene una decisione difficile (mi sarei annoverato tra questi), la domanda decisiva è se ne valga la pena. Sappiamo che, perlomeno, questa scelta aiuterà a prevenire la deforestazione, a contenere il risaldamento globale, ridurre l'inquinamento, preservare le riserve petrolifere, attenuare la pressione sull'America rurale, diminuire gli abusi sui diritti umani, migliorare la salute pubblica, e contribuire a eliminare i maltrattamenti sugli animali più sistematici nella storia mondiale. Quello che non sappiamo potrebe essere però altrettanto importante. Come cambierebbe noi una scelta simile?


Secondo me:

Un libro crudo, che schiaccia negli occhi del lettore la verità degli allevamenti intensivi. Colpisce al cuore. Credevo di sapere tutto ormai sull'argomento, essendo andata di persona a visitare allevamenti e mattatoi; non era così. Con questo libro, che è allo stesso tempo libro d'inchiesta, romanzo e testimonianza diretta, l'autore crea spazio per aumentare la consapevolezza, fa riflettere sul significato più vero del cibo, sulle radici più profonde che esso rappresenta. 
Lo consiglio a chiunque, dal carnivoro più accanito al vegano estremista.

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